
Nella serata di Giovedi 28 Febbraio si è svolto l’incontro aperto alla cittadinanza presso la sala civica culturale di San
Giovanni Lupatoto (VR) organizzato dai volontari soccorritori del Gruppo VoDae – ANIOC APS.
L’incontro si è incentrato sulla strage di Capaci, un attentato terroristico mafioso compiuto
dall’organizzazione criminale mafiosa “Cosa nostra”, il 23 maggio 1992, sull’autostrada A29, nei pressi
dello svincolo per Capaci, in provincia di Palermo, in Sicilia. L’attentato fu compiuto con una carica esplosiva posizionata in un
tunnel sotto l’autostrada e l’esplosione fu così potente da creare un cratere enorme sull’asfalto.
Nell’esplosione persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie: il giudice Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Antonio
Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
I diretti testimoni e sopravvissuti alla strage, presenti all’incontro, furono Angelo Corbo, ispettore
capo e il fotografo Antonio Vassallo.
La testimonianza diretta di Angelo Corbo, presente nella scorta di Falcone al momento
dell’attentato, è stata cruciale per ricostruire i dettagli dell’evento.
Durante l’incontro l’agente ha descritto il ruolo di scorta come quello di macchine tarate per fare da
scudi umani con lo scopo principale di salvaguardare la persona che gli veniva affidata.
Egli sapeva benissimo di aver scelto una professione molto particolare e rischiosa, ma la sua speranza era quella
di riuscire a condurre il magistrato Falcone a casa sano e salvo.
Per mantenere viva la memoria di Giovanni Falcone e delle altre vittime, Corbo ha scritto e
presentato il suo libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze”, dove
mette in evidenza aspetti critici e circostanze poco chiare dell’attentato, come ad esempio alcune
anomalie ed omissioni nelle indagini.
Il fotografo Antonio Vassallo, presente anch’egli all’incontro, fu tra i primi ad arrivare sul luogo
dell’attentato, scattando fotografie che documentavano la devastazione dell’esplosione.
Le sue immagini sono state una testimonianza cruciale della tragedia e per la memoria delle vittime.
Angelo Corbo ricorda infine la figura di Falcone come una chimera, un faro di speranza, un vero
professionista che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia.
Egli credeva fermamente in una società basata sulla legalità, giustizia e sul rispetto delle regole; era
una persona che credeva profondamente nel suo lavoro e nella professionalità di tutti i suoi
collaboratori.
La morte di Giovanni Falcone ha rappresentato una grave perdita per la lotta alla mafia in Italia.
A cura di Viani Claudia