Intervista a FRANCESCO BITTO Portavoce regionale dell’associazione ANAS ed ente del terzo settore di Verona


Quando è nata questa associazione e da chi è composta?

Buongiorno, questa associazione è stata fondata in Veneto nel 2012 ed è composta da diversi
volontari che operano nel terzo settore con sedi locali autonome, dislocate sul territorio di Verona.
Noi, tra l’altro, siamo una delle poche reti associative presenti in Italia, ciò significa che inglobiamo
diverse associazioni che vogliono aderire alla nostra rete nazionale.
Secondo lei, quali sono le criticità che le associazioni affrontano ogni giorno?
Le criticità maggiori sono in primo luogo il reperimento delle risorse economiche e l’utilizzo di
mezzi e spazi. In secondo luogo la carenza di volontari, il territorio nazionale diventa sempre più
anziano e i giovani fanno fatica ad avvinarsi al mondo del volontariato.
Il terzo problema è la parte burocratica amministrativa, perché seppur il codice del terzo settore (la
legge 117 del 2017) abbia regolato un po tutte le leggi che gravitano intorno al mondo del
volontariato, come ad esempio la legge 383 del 2000, molte associazioni di piccole dimensioni non
riescono ad assolverle da sole; proprio per questo motivo sono nate le reti associative, per darsi una
mano a vicenda.
Con l’evoluzione del digitale vi è la possibilità di snellire tali pratiche burocratiche?
Attualmente vi è un registro nazionale digitalizzato dove inserire il bilancio dell’associazione che
va trasmesso e approvato nei tempi e modi corretti.
Se non ci sono tali prerogative, la presenza dell’associazione può essere cancellata o comunque
bloccata nel registro unico del terzo settore, perdendo diverse agevolazioni di legge quali la
possibilità di accedere al 5×1000, lo sgravio sulle tasse e le detrazioni delle relative donazioni.
Quali soluzioni si potrebbero adottare per tali criticità?
La soluzione sicuramente è quella di snellire la parte burocratica e per quanto riguarda i giovani,
esiste il progetto “Servizio civile universale”, ma per nostro contro aderirvi è al quanto difficoltoso
in quanto lo riescono a fare solo le associazioni di grande entità.
Qualche anno fa abbiamo provato a fare l’accreditamento regionale e dopo varie richieste e pratiche
amministrative siamo riusciti ad iscriverci autonomamente a livello regionale senza interessare il
nazionale. Abbiamo presentato un progetto ma non siamo rientrati poiché solo un numero limitato
di progetti potevano essere approvati.
L’idea dell’accreditamento è un modo per avvicinare i giovani al terzo settore, dando un contributo
di circa 450 euro al mese come incentivo per i ragazzi giovani che invece di andare a lavorare in
pizzeria dedicano qualche ora di volontariato sul territorio.
Vi state attivando con delle campagne di sensibilizzazione e promozione sociale del terzo
settore?

Si certo ma anche li ci sono degli impedimenti burocratici, come ad esempio nel bilancio del
5×1000 non si possono utilizzare i soldi o comunque in minima parte per fare pubblicità.
Facciamo quello che possiamo ma si potrebbe fare di più.
Avete in programma altri progetti prossimamente?
Si, ogni anno organizziamo diversi incontri di sensibilizzazione sul tema dell’alcolismo giovanile
nelle scuole e prossimamente abbiamo in progetto di voler istituire un’ambulanza solo per animali
sul territorio veronese.

Intervista a cura di Claudia Viani